mercoledì 29 agosto 2007

Lo Scrobbit

Sei nani irascibili, due nane molto sexy ed uno stregone sospettato di collusioni con ambienti mafiosi delle Antiche Terre partono assieme allo scrobbit Cribbio Jogging per una avventura grottesca ed irreale, piena di sesso droga e rock'n'roll, per sconfiggere il drago Grog.

Lo Scrobbit di Joey luke Bandini (2004, Edizioni Clandestine, pag. 140 — euro 9,00 — ISBN 88-87899-83-5)
Cribbio era uno di quei cosi... tipo un omino; ma di meno. Però in proporzione per certe cose anche di più. Bassotto; tracagnotto... non è mica facile da spiegare. Se ne aveste almeno mai visto uno... ecco, tipo gnomi; ma più alti e con espressioni del viso molto meno stupide. Possibile che non abbiate mai sentito parlare degli scrobbit? Magari anche col nome che gli danno gli orchi: le mezzeseghe dai piedi pelosi.
Solo vagamente? Beh meglio che niente. Ricominciamo. Cribbio era uno scrobbit, ed in quanto tale, viveva nella sua casetta mangiando bevendo e grattandosi la pancia. Oltre a queste virtuose attività, il signor Jogging (poiché questo era il suo cognome) era un tabagista acrobatico, e la sua specialità era quella di stravaccarsi, davanti al camino o sulla soglia di casa a seconda della stagione, e fumare la pipa per sbuffare nuvolette di fumo con le forme di animali o scrobbittesse nude con grossi seni ed in pose provocanti.
Insomma, Cribbio, come tutti quelli della sua razza, non aveva certo una vita movimentata. Finché un giorno, non gli piovve in casa quel simpaticone di Gandalfano, che tutti rispettosamente chiamavano Don Gandalfano. Don Gandalfano era una specie di stregone (o presunto tale, come dicevano le malelingue) che aveva la straordinaria capacità di coinvolgere le persone nelle più disparate e strampalate avventure. Egli veniva dalla parte più meridionale delle antiche terre: l'isola di Zagara. Era un uomo alto, con il fisico asciutto e la carnagione olivastra tipica degli abitanti di quei luoghi che hanno sempre goduto di un occhio di riguardo da parte del sole. Le sue sopracciglia erano bianche e folte. La barba canuta gli arrivava fin sotto la cintura nera che rappresentava il grado di maestria che aveva raggiunto nell'arte della stregoneria.
Calzava sandali di cuoio e vestiva con una semplicissima tunica bianca sotto la quale si mormorava che non portasse mutande. Il suo copricapo contrastava un po' con la morigeratezza del resto dell'abbigliamento; era infatti un vezzoso cono appuntito di colore azzurro cielo con ricamate tante piccole stelline dorate. A chi osava canzonarlo per quel cappuccio, Don Gandalfano rispondeva che ci si era affezionato perché lo aveva ricevuto in dono in gioventù da un suo amico della Vallona; un certo Don Merlino, che pare godesse di molta stima nell'ambiente dei maghi. I pochi che continuavano a trovare ridicolo il cappello venivano trasformati in rospi o salamandre.
Nonostante la non più giovane età, Don Gandalfano era ancora un uomo molto in gamba, vitale e vigoroso. Era particolarmente dotato in quanto a punti ferita, destrezza ed intelligenza; e soprattutto non dava quasi alcun segno di rincoglionimento senile. Questo, secondo i gerontologi, era dovuto alla particolare alimentazione degli uomini dell'isola di Zagara, che fin dalla più tenera età mangiavano cibi sostanziosi: pasta colle sarde, pisci spata, spicole, cassata, polipo e tante altre prelibatezze; e soprattutto accompagnavano i loro pasti con un misterioso nettare di giovinezza che chiamavano zibibbo. Bene. Ora che sapete chi sono Cribbio e Don Gandalfano; penso sia opportuno continuare con questa nostra storia, che se altrimenti andasse avanti per capitoli e capitoli solo facendo le presentazioni dei personaggi, potrebbe rivelarsi un po' noiosella.
Avevamo lasciato Cribbio intento a farsi gli affari suoi, e lì lo ritroviamo, poiché data la loro indole, gli scrobbit sono sempre stati gente poco propensa a darsi da fare. Proprio come voi, che invece di dedicarvi a qualche attività costruttiva perdete il vostro tempo con questo insulso racconto fantasy. Beh. Smettiamola di divagare che poi perdo il filo del discorso. Cribbio era stravaccato sulla soglia di casa sua con la pipa in bocca intento ad allenarsi per i campionati interregionali di tabagismo acrobatico.
Si era iscritto alla specialità "nuvolette" ed intendeva partecipare alla sezione di arte figurativa con una nuvoletta che stava ancora cercando di perfezionare e che aveva intitolato "orgetta di nani con principessina" I segreti più importanti dell'arte di fare nuvolette di fumo erano principalmente tre. Tanto per cominciare il tabacco doveva essere arricchito da una consistente gocciolatura di pece nera per ottenere un fumo della giusta densità. Poi bisognava avere il controllo assoluto della propria respirazione ed affidarla completamente al naso come fanno i suonatori di didjeridoo, per potere lasciare la bocca libera di stantuffare il fumo in maniera continua, aspirandolo dalla pipa e sbuffandolo velocemente fuori.
La muscolatura delle labbra aveva un ruolo fondamentale nella creazione delle forme vere e proprie, poiché ciascun soffio doveva essere dosato con abile maestria e suprema concentrazione. A chi volesse notizie più dettagliate sull'argomento consiglio la lettura del celeberrimo volumetto "Lo Zen e l'arte di dare forme alle nuvolette di fumo". Il signor Jogging era così assorto ed indaffarato, che non si accorse neppure dell'arrivo dello scocciatore. Don Gandalfano, abbracciato a due sconosciute di razza nana, delle quali posso anticipare solamente che si trattava di due gran belle gnocche, si fermò a pochi passi dall'atleta che si stava allenando, e decise di annunciare la sua presenza con una piccola stregoneria. Prese la sua pipa; la caricò con tabacco magico; la accese e cominciò anche lui a fare la sua bella nuvoletta. Il fumo assunse subito le sembianze di un ciucotauro. Per chi non ne avesse mai sentito parlare neppure nel fantasy più estremo, sarà opportuno che io ne dia una breve descrizione.
I ciucotauri erano organismi geneticamente modificati creati dal cattivo ed oscuro malvagio signore delle terre perdute. Si trattava di esseri bipedi setolosi con la testa da toro ed una appendice inguinale smisurata, palesemente eredità genomica di una antica razza di asini giganti, ormai estinti, che un tempo abitavano le antiche terre. Questi mostriciattoli erano quindi schierati dalla parte dei cattivi. Erano dotati di parecchi punti-ferita e la loro arma vulnerante era costituita dalla vistosa appendice che sapevano usare con maestria in tanti modi diversi. Il ciucotauro di Don Gandalfano corse verso la creazione di Cribbio con l'arma fieramente brandita davanti a sé. Tutti i soffici nani di fumo scapparono terrorizzati, tranne uno che rimase incastrato nella parte posteriore della nuvoletta che rappresentava la principessina, la quale, sembrava colta da uno strano fenomeno, a metà tra lo svenimento e l'epilessia. IL signor Jogging aveva la faccia di colui che non aveva gradito particolarmente lo scherzo.
Ciononostante accolse Don Gandalfano con una frase di circostanza tipo "benvenuto" o "qual buon vento", trattenendo per sé tutti gli appellativi che gli vennero in mente riguardo allo stregone stesso ed alla di lui genitrice.
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