E’ in libreria finalmente l’edizione italiana de I Figli di Húrin.
Si tratta di un volume rilegato e non di una brossura, dotato dunque di copertina rigida a tela nera, senza testo. Solo al dorso, in oro, sono riportati autore, titolo ed editore. Nell’insieme il volume ha un bell’aspetto elegante.
La sovracoperta riproduce l’illustrazione di Alan Lee già vista nelle edizioni internazionali, pur elaborata per avvicinarla alla linea grafica della collana I Libri di Tolkien a cui questo libro appartiene. Il testo, in corpo e interlinea generosi, è stampato su carta riciclata di qualità accettabile.
Una postfazione di Gianfranco De Turris e una breve nota di Quirino Principe, che fu curatore della prima edizione italiana (Rusconi, 1970), arricchiscono i contenuti di questa prima edizione nazionale. Mentre De Turris si concentra sul contenuto del romanzo, evidenziandone le molte differenze con i libri successivi e più famosi, Principe preferisce affrontare di petto il “caso Tolkien” in Italia, argomento sempre attuale quanto scomodo:
Il lascito tolkieniano non si adatta ad alcuna esegesi critica di natura storicistica, sociologica, religiosa né a un qualsiasi inquadramento nella storia degli stili. E’ un lascito, per così dire, metastorico, e perciò anche, sia detto in modo definitivo, metapolitico.
Solo nella seconda parte della sua nota Principe pone al centro dell’attenzione l’inedito di Tolkien, concludendo che “lasciata l’ultima pagina de I Figli di Húrin, il lettore potrà ritornare alla rilettura del Signore degli Anelli scoprendo nuove e prima inavvertite vie d’accesso.”
Fonte: Eldamar
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